Un poeta da ricordare: Aldo Spallicci (XXVI^ Edizione)

Mercoledì 16 agosto ore 21.00

PER RICORDARE ALDO SPALLICCI

a cura di Nevio Spadoni

Interventi musicali di Stefano Martini e Egidio Collini

 

Un poeta da ricordare, quest’anno ha come protagonista Aldo Spallicci, nato a Santa Croce di Bertinoro nel 1886 e morto a Premilcuore nel 1973. Medico pediatra, uomo politico nel partito repubblicano, deputato dopo la guerra alla costituente, fece l’esperienza del confino e del carcere perché mazziniano antifascista. Umanista di grande cultura, ha dato il meglio della sua attività alla Romagna facendosi animatore degli studi folklorici, letterari e storici, prima con la rivista “Il Plaustro” (1911 – 1914), poi con la “Piê” fondata nel 1920 insieme col poeta Antonio Beltramelli e il musicologo Francesco Balilla Pratella, vissuta sotto la direzione di Antonio Castronuovo fino al 2019. Aldo Spallicci è sepolto a Santa Maria Nuova Spallicci, comune di Bertinoro (Forlì). Pilastro della poesia romagnola, volendo delineare le caratteristiche della sua poetica direi che ha concepito e vissuto  la vita come dovere, secondo l’etica mazziniana, dove la poesia è sentita come fede laica e missione civile. Va ricordato a proposito “La bona, la sânta poesì” (La buona e santa poesia). Egli inaugura una nuova fase nella poesia specie romagnola e in dialetto, liberandola dal genere satirico – ridanciano di matrice ottocentesca e portandola su vette di puro lirismo. Troviamo nella sua poesia ricchezza e complessità di ispirazione: spesso corale tesa al recupero di una antropologia regionale, ma proiettata in una dimensione universale. Pur con una visione laica, la sua lirica è intrisa di spiritualità: infatti, oltre alla natura (l’anima delle cose) e alle passioni umane (il cuore degli uomini), vede la presenza del divino nella natura (il suo Dio).Senz’altro c’è l’influsso di Pascoli, anche se non è presente in Spallicci il pessimismo dell’autore di “Myricae” e dei “Canti di  Castelvecchio”. Chi non ha ascoltato dai nostri canterini le cante con le parole di Spallicci, musicate prevalentemente dal forlivese Cesare Martuzzi, ma anche da Francesco Balilla Pratella,come “Al fugarèn”, “La majê”, “A  gramadora”, “La vosta rösa” – per citarne solo alcune tra le più note? Non va dimenticato che è presente nella poesia di questo autore anche il tema della guerra, e pur essendo stato interventista  nella Prima guerra mondiale, si rende conto  di quanto la guerra sia orrenda e disumana. Il tema poi della libertà è fortemente descritto avendo, come si è detto, subito l’oppressione della dittatura fascista. Pasolini ha visto nello Spallicci “idillico” il miglior poeta del suo tempo. Nelle ultime opere tuttavia si è accorto che quella Romagna esaltata e idealizzata, forse non è mai esistita.